[rubrica a cura di Ivana Mulatero, ideatrice e curatrice della rassegna CuneoVualà]
Pescando nel sacco della memoria.
Il taccuino è come un sacco. Non deformabile per far posto al contenuto, come gli involucri della spesa, neppure rivoltato e steso su telai come fece Burri che ci presentò il conto delle usure, dei rattoppi e dei timbri di un vissuto appena uscito da un conflitto atroce. Più semplicemente, per Simonetta Rigato, il taccuino è un sacco della memoria: “vengono a galla, tra le pagine, anche i disegni che evocano ricordi…
La visita alle barche nel 2014
O, di quando la gita in bicicletta
trovò un ostacolo da superare…
Nel tempo sospeso dei mesi precedenti Simonetta non ha potuto “fare altro che pescare con la mano nel sacco della memoria”. Alcuni disegni “evocano ricordi”…
Ricordi che hanno “spessore”, si possono quasi toccare
Le pagine su Trieste del 2015 sospingono a sentire davvero “il bisogno di lasciare che stimoli nuovi ci conducano su percorsi diversi, sempre con il nostro taccuino”, dice Simonetta.
“Personalmente, ho davvero bisogno di riprogettare” – mentre dal sacco della memoria appaiono le vedute di Venezia – “di immaginare, perché quando si ‘porta il lavoro a casa’ viene a mancare una distinzione importante”.
E infine, l’ultima scoperta, in ordine di tempo che lega un “prima” a un “dopo”, il tempo di adesso. “Quest’anno avevo cominciato a studiare incisione e mi ero appassionata proprio a ciò che è esattamente agli antipodi dell’acquerello: la maniera nera. Una modalità già dal nome inquietante, che richiede tempi dilatati, forza resistente nel lavorare la lastra, pazienza, cura estrema per il dettaglio”.
Come si vede da questo primo piano del muso di un cavallo, una maniera nera che assomiglia quasi a un dagherrotipo dato dall’impressione della luce su una lastra. In realtà, la lastra è di rame o di zinco, e la tecnica della maniera nera ha molto in comune con l’acquerello. Entrambe rendono perfettamente le mezze tinte, il chiaroscuro, come già ben sapevano i pittori settecenteschi della cerchia di Reynolds e di Gainsborough che erano anche ottimi disegnatori di carnet.
Il cavallo, per Simonetta Rigato, è l’occasione per “entrare nel mondo del graffio, del segno, del nero con le sue sfumature pesanti. Acquerello e maniera nera: le metterò assieme queste tecniche un giorno”.