[rubrica a cura di Ivana Mulatero, ideatrice e curatrice della rassegna CuneoVualà]
Sebbene si legga in alto a sinistra del foglio, “Campanula toscana”, in realtà ci troviamo in una macchia ombrosa della Frazione Civignola, sulla sommità di una collina piemontese di Casalborgone, o meglio, nei boschi dietro la casa di Lorenzo Dotti, in un luogo edenico dove anche il restare cautamente fermi assume una coloritura e un significato diverso.
Basta un’inquadratura per cogliere l’attitudine dell’artifex, vale a dire da artiere che intrattiene con la manualità una consuetudine operativa nella rilegatura con il filo color crema che inquaderna le carte col pedigree, tipo la blasonata Magnani di Pescia, la robusta Canson e poi quella che “non tradisce” di Arches.
E si arriva alla tavola illustrata della Campanula medium del 30 maggio 2020. La pagina, semplicemente, racconta di un incontro non pianificato, ma pronto ad appuntare in descrittiva elencazione i dettagli morfologici del fiore e la palette dei colori. Una fedeltà assoluta alla cosa vista. Un’esattezza e precisione riflesse nelle corolle dalla quasi geometrica forma conchiusa. È l’occhio dell’architetto che inquadra i soggetti scoperti dalla mano, accarezzandone i contorni vitali con il disegno, già sapendo che ogni essere ha un suo nucleo costruttivo portante, un’anima da far emergere.