[rubrica a cura di Ivana Mulatero, ideatrice e curatrice della rassegna CuneoVualà]
CuneoVualà, fin dalla sua prima edizione nel maggio 2013, si è proposta di fornire un contributo allo studio e alla riflessione sul tema del taccuino di viaggio disegnato e di offrire uno spazio di confronto e di crescita nel contesto culturale italiano, a partire da un’indagine sul campo condotta attraverso il dispositivo di una rassegna periodica rivolta agli artisti e agli architetti viaggiatori, ai professionisti di molteplici discipline. Marco Rossignoli ha spesso offerto una straordinaria freschezza di approccio al tema, ricordandoci quello che scriveva Pat Conroy: “ una volta che hai viaggiato, il viaggio non finisce mai, ma si ripete infinte volte negli angoli più silenziosi della mente. La mente non sa separarsi dal viaggio”. (Ivana Mulatero)
Sono in viaggio ancora, dunque…
di Marco Rossignoli
Mi piace viaggiare e fissare su un taccuino le immagini, i colori e le impressioni che vivo giorno per giorno. Disegno vedute, paesaggi, panorami ma anche dettagli curiosi. Aggiungo testi di mia mano oppure copiati da libri o manifesti, pezzi di canzoni. Incollo etichette di birra, biglietti del traghetto, ricevute. Ne viene fuori un brogliaccio che ha senso quasi solo per me. Sono schizzi fatti “alla prima”, disordinati e magari buttati giù seduti su un muretto, con i guanti addosso.
Nel novembre 2019 siamo stati in Cile, nei territori australi, in Patagonia e quei colori, quelle luci, quei contrasti mi perseguitano. Nei mesi scorsi, costretti a casa per cause note e tra un buon libro, una tazza di caffè e la radio sempre accesa, ho tentato di ridisegnare le cose viste con la dovuta cura, con della carta buona e il tempo che meritano. Sono in viaggio ancora, dunque, con la memoria, con le mani, con la matita. Mi piacerebbe raccontare, ad esempio:
Canal Moraleda – sei del mattino – un intero arcipelago color indaco sta sfilando davanti ai nostri occhi sullo sfondo lattiginoso delle nuvole. È un paesaggio totalmente nuovo e che non avevo ancora considerato, mai visto niente di simile. Sule e gabbiani sembrano appoggiarsi su uno specchio, a pelo d’acqua mentre cuccioli di foca australe saltano come delfini. Potrei stare ore a guardarli. Ieri ci hanno informati delle peculiarità della navigazione tra fiordi, secche, relitti, fabbriche del vento, correnti ritmiche e maree. Non sarà un viaggio banale e ne siamo felici…
Captain Leonida – nell’aprile del 1968 la motonave “Captain Leonida” battente bandiera greca e proveniente da Santos, in Brasile e diretta a Valparaiso con il suo carico di zucchero speronò lo scoglio Cotopaxi nel canale Messier. Il canale ha una profondità massima di 1.385 metri, quindi volume d’acqua ce n’era. Ora, il relitto è lentamente ma inesorabilmente assalito da licheni e altri muschi e funge da punto di sosta per i gabbiani. Una dimostrazione di quanto in fretta la natura colonizza gli spazi abbandonati.
Puerto Natales – “È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”. (Fernando Pessoa)
Con queste parole in mente resto ad osservare questo mare interno, posto quasi alla fine del mondo, con sfondi di ghiaccio e montagne. La luce, l’odore di mare, i colori. Sono deliziato da tutto ciò, stretto nella giacca a vento, senza più voler andar altrove.
Parco del Paine – l’ambiente è magnifico, colori vivaci e grandi contrasti di luci. Acque smeraldo, montagne nere e questi relitti di alberi bianchi come ossa, che appaiono fatati, resti di un severo incendio che ha colpito la zona qualche anno fa. Questa mattina ho visto dei guanacos e mi piacerebbe avvicinarli. Ci sono cespugli dai fiori di un rosso acceso, uccelli mai visti e vento, tanto vento, poi pioggia, poi fiocchi di neve. Dopo un’ora torna il sole. Come dire quattro stagioni un sol giorno.
Sul “camino francés” – da queste parti quasi tutto che si muova, respiri o abbia vita ha il distintivo di “Patagonico”, “Australe” o “Magellanico” per sottolineare che qui si è in un altro mondo, dove perfino i nostri usuali termini di paragone in grandezza, spazio, luce e colore perdono di efficacia nel descrivere quello che si vede. Gli alberi, ad esempio, avvinghiati tra loro come ballerini di tango, resilienti e austeri, mostrano una dignità che intimidisce, così da lasciare noi “Boreali” senza fiato. Ne sono innamorato.
Isola di Chiloé – nell’isola di Chiloé, specialmente nella sua parte occidentale, bagnata dall’oceano Pacifico, ogni anno piovono 3.000 mm di pioggia per circa duecento giorni. Siamo bagnati fino alle ossa ma è normale, la gente non ci bada. La città di Castro, capoluogo dell’isola è bizzarra. Tutto molto particolare, dalla gente alle architetture, alle borgate su palafitte e quel odore penetrante di pesce, di fritto, di limone e di salmastro, di provvisorio e di eterno.
Marco Rossignoli – Isla de Chiloé