[rubrica a cura di Ivana Mulatero, ideatrice e curatrice della rassegna CuneoVualà]
Quando un viaggio volge al termine, comincia il tempo dei ricordi. Scorriamo a ritroso le pagine dei quaderni di Donatella Peli disegnate in questi mesi e troviamo una iniziale dimensione di smarrimento. Siamo persi nei dedali domestici della nostra tana-rifugio che agli occhi di Donatella ha la precisa figura del mitico labirinto.
“Sospesi, fermi, come quando si è a galla in mare e si aspetta di immergersi con la maschera. Si è lì che si guarda il fondo, profondo, un po’ scuro, e si aspetta il momento di prendere fiato, un lungo respiro e poi opp! Ci si butta ma quel momento lì è dilatato, sospeso…”.
I “mantra collettivi”, i riti e le buone frasi per far stare bene e predisporre gli animi, penetrano nelle pagine e s’intrecciano con i colori dell’arcobaleno.
Donatella Peli inventa una pagina che ricorda gli album virtuali, molto diffusi in rete, con i disegni in bianco e nero degli artisti da scaricare e colorare. Un modo per attraversare il tempo sospeso. The colouring book si carica di forme libere alla Kandinsky che fluttuano sulla pagina bianca per poi creare una jam session in cui non ci sono più confini, né forme isolate, ma una polifonia di timbri caldi e luminosi.
Senza rappresentazioni, la verità e la brutalità di certi termini circolati ovunque, si depositano in noi e cercano di essere ascoltati nel profondo del nostro essere. Il corpo fisico chiede di essere ascoltato.
Un bel divertente calembour visivo tra due mascherine che paiono diventare dei reggipetti. Addirittura una è ricamata e i punti a passo di formica creano un sorriso. Nessuno sorride più. Siamo guardinghi e diffidenti.
Come scrisse il grande viaggiatore e scrittore Bruce Chatwin “il viaggio non soltanto apre la mente: le dà forma”. Il viaggio all’interno di un incubo collettivo chiamato pandemia attraversa il rito della Pasqua e della resurrezione e prende la forma simbolica dell’uovo. Fermarsi e ritornare alle origini. In ebraico “Pesach” significa “passare oltre”, liberarsi dalla schiavitù e dare inizio ad una nuova libertà!
Le pagine del quaderno raccontano anche di chi “viaggiando in lungo e in largo per il mondo, ha incontrato magnifici sognatori” – stiamo parlando del grande scrittore cileno Luis Sepúlveda, la prima e più illustre vittima di questo tempo di pandemia – “uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso”.
Due pagine spalancate su questo tempo sospeso, e uno struggimento. Desiderare un bene irraggiungibile. Intanto i glicini fioriscono.
La nostalgia si trasforma a poco a poco in ansia. Donatela Peli scruta la volta stellata nel tentativo di scoprire le nuove costellazioni del cambiamento, ma con la disperata e attonita certezza che nulla sarà più come prima.
Una volta, Lady Montagu ebbe a dire che “noi viaggiatori ci troviamo in una situazione molto difficile: se non raccontiamo altro che ciò che è stato già detto, siamo noiosi e non abbiamo osservato nulla. Se diciamo qualcosa di nuovo, siamo derisi perché raccontiamo favole”, e allora? Allora, isolati nello stesso mare, i nostri punti di osservazione rifrangono una dimensione cacofonica, frammentata ma veritiera.
Non c’è solo lo scoramento ma anche la tempra che resiste e reclama il suo spazio sulla pagina. Donatella Peli suggerisce di piantare la vigna. Così fece Noè dopo il diluvio universale. Le parti migliori di noi assomigliano a Noè. Le forze che resistono.
E poi arriveranno dal cielo su magiche mongolfiere le nuove IDEE.