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NATURALIA ARTIFICIALIA SCIENTIFICA EXHOTICA Personale di Claudio Signanini a cura di Alessandro Abrate

La stagione espositiva 2025 di Fondazione Peano si apre sabato 15 marzo, alle ore 17.30, con l’inaugurazione della mostra personale di Claudio SignaniniNaturalia. Artificialia, Scientifica, Exhotica” a cura di Alessandro Abrate.

La mostra, ad ingresso libero e gratuito, sarà visitabile dal giovedì alla domenica ore 15.30-18.30, fino al 13 aprile.

Qui di seguito il testo curatoriale, a firma di Alessandro Abrate.

È del poeta il fin la meraviglia
G. B. Marino

Tutto gira intorno alla Wunderkammer: la camera delle meraviglie è spunto, riferimento, concetto, interpretazione, un’idea che si concretizza in lavori dove lo stupore, l’accumulo -o meglio l’accostamento- e se vogliamo una sorta di elenco visivo (cfr. Umberto Eco, Vertigine della lista), così come certe visioni, si vengono a confrontare. In fondo, anche nelle sue precedenti ricerche, Claudio Signanini aveva, forse latenti, forse appena suggeriti, indirizzato i suoi interessi -sguardi e ispirazioni- verso il fascino che gli accostamenti -a volte volutamente azzardati- possono suscitare. Perché Claudio è persona che sa recepire e interpretare climi e atmosfere, ci entra dentro, li fa suoi attraverso una visionaria elaborazione: dunque esplora luoghi esotici, stranezze della natura, femminee figurazioni, tentativi di alchemiche commistioni e stupori scaturiti da cerebrali elucubrazioni che vengono a convivere nei suoi lavori tra precari equilibri, con sottofondo -è bene sottolinearlo- musiche ancestrali o -a contrasto- azzardate note rock (la musica è da immaginare); ed anche i silenzi sono importanti. Ma tutto questo è sempre e comunque una ricerca che conduce in una direzione: quella della bellezza -di forme, di figure, di segni, di accostamenti, di cromatismi spesso sciabolati-; è un ‘altrove’, scandito, ritmato che si viene a comporre.

Dentro il fogliame, scrigno verde maculato d’oro,
dentro il fogliame esitante e fiorito
di splendidi fiori in cui dorme un bacio,
vivacemente squarciando l’artistico ricamo,
un fauno mostra i suoi occhi accesi…
Arthur Rimbaud

Molte sono le suggestioni -tradotte in pittura con giustapposizioni di immagini fotografiche, recupero di materiali ed elementi plastici adattati- che l’autore propone in questa mostra in cui le opere perlopiù realizzate di recente sono accostate a certe espressioni di qualche anno fa in cui bene già si possono cogliere riferimenti al tema -Naturalia, Artificialia, Scientifica, Exotica- qui proposto. E i lavori presentati sono pervasi, secondo il mio sguardo, da un lato, da un forte senso barocco -si sviluppano metamorfosi, intrecci, azzardi, accumuli, pindariche proiezioni (cfr. Andreina Griseri, Le metamorfosi del barocco) – dall’altro tendono a quella ricerca di sottrazione, cara all’autore, rintracciabile in testi e pitture elaborati dalle culture filosofiche ed espressive nipponiche (cfr. Kuki Shuzo, La struttura dell’Iki). Un dualismo che esplora gli opposti ove ricorre la figura femminile, sovente presa a prestito dalle riviste di moda, dalla pubblicità, dalla comunicazione visiva, in qualche modo decontestualizzata, forse meglio dire inserita in altri contesti, in cui quell’ ‘altrove’, già prima accennato, diventa pretesto per suggerire differenti, singolari storie che includono riferimenti antichi e contemporanei. Sporadiche presenze di animali, fenicotteri, pantere diventano apparizioni a simboleggiare una naturale eleganza di gesto, di posa; sono contrappunti. In questo guardare oltre, guardare altro, spesso straniante, si colgono spunti che si prestano a tradursi in presenza, una presenza che avvolge e nutre l’eterno femminino che aleggia ed appare. Le suggestioni nipponiche sono spesso sottolineate da segni calligrafici; accanto evocazioni esotiche portano a sfiorare onirici paesaggi simbolici e sguardi a certa pittura rinascimentale, manierista e barocca vengono ad abitare certi racconti fermati. Le sovrapposizioni, le commistioni di materiali -fogli di plastica come sipari leggeri, pennellate libere spesso convulse, accostamenti e inserimenti di carte stracciate- vanno a comporre contesti in cui l’occhio cerca, scopre, indaga; e quei segni, quei materiali, giocati con attento equilibrio trovano nell’ombra, nel nero pece le zone di pausa o, al contrario, proiezioni verso abissi ancestrali.

Tra vent’anni sarete più delusi per le cose
che non avete fatto che per quelle che avete fatto.
Quindi mollate le cime.
Allontanatevi dal porto sicuro.
Prendete con le vostre vele i venti
Esplorate. Sognate. Scoprite.
Mark Twain

Claudio Signanini ama viaggiare ed il viaggio diventa pretesto per esplorazioni ed arricchimenti spirituali che poi si traducono nel ductus dei suoi lavori; va in giro per musei, città d’arte e luoghi naturali, è curioso del mondo e della gente; e poi c’è la lettura a nutrire le sue visioni. Dunque la sua è una continua esplorazione e, quando si ferma e viene a contatto -nel suo garage-laboratorio- con i colori, coi supporti, con oggetti recuperati e materiali tra i più vari va a formare, a fissare, a elaborare immagini organiche ed unitarie. Spesso nei suoi lavori, nei suoi contesti scorre una sottile quanto vibrante sensualità che anima microcosmi ritagliati carichi di singolari suggestioni. Ci sono zone di calma ed altre di tensione, ci sono pulsioni e pause, c’é Tiepolo e quel suo famoso rosa (Roberto Calasso, Il rosa Tiepolo), viaggi che approdano ad opere del Manierismo e di Pontormo e riverberi che vanno a sfiorare climi preraffaelliti, Millais, Rossetti, Hunt, ed anche contaminazioni simboliste, sguardi a Redon, a Moreau, a Bocklin, insomma una poliedricità di riferimenti avvertibili, suggeriti o latenti.
Certi suoi lavori recenti hanno trovato nella collaborazione con Elisa Barolo, intervenuta pittoricamente in alcuni contesti elaborati dall’autore, ulteriori aggiunte espressive: farfalle, scarabei, pipistrelli, mosche, lucertole, ramarri, salamandre abitano quei contesti e si fanno presenza che silenziosamente scruta ed interroga. Vien da pensare a certi dipinti rinascimentali e barocchi in cui ad insetti e animali erano attribuiti significati simbolici -positivi o negativi- tratti da poemi latini e greci, da episodi storici, dalla Bibbia; presenze, riferimenti contestuali intesi a rafforzare ciò che Claudio con i suoi lavori intende narrare, evocare o suggerire e che portano, quasi fossero parte di una azione circolare di ritorno, al concetto sotteso della mostra, l’idea di Wunderkammer, quelle stanza delle meraviglie in cui collezioni di insetti ed animali avevano grande rilievo.
Le sale espositive della Fondazione Peano si prestano ad accogliere una Wunderkammer allargata, dilatata, concettualmente opposta alle camere delle meraviglie antiche -di piccole, a volte piccolissime dimensioni- in cui gli oggetti più vari erano stipati e accumulati. Qui invece le ‘meraviglie’ sono distribuite, scandite, pausate.
E la meraviglia va cercata in ogni singola opera.

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